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Riccardo Pallotta

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Postilla » Diritto » Il Blog di Riccardo Pallotta » Legge di stabilità » Pensioni, previdenza e TFR: secondo il Governo è meglio (mezzo) uovo oggi che una gallina domani. Ma sarà vero?

17 ottobre 2014

Pensioni, previdenza e TFR: secondo il Governo è meglio (mezzo) uovo oggi che una gallina domani. Ma sarà vero?

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E’ appena stato approvato, dal Consiglio dei Ministri del 15/10/14, il DDL Stabilità 2015.

Ho avuto modo di visionare una delle copie “carbonare” dell’articolato e vi vorrei segnalare una follia previdenziale e “sociale” contenuta nel DDL. Mi riferisco alla combinazione di queste norme:

1) l’art. 4 del DDL sul “TFR in busta paga”, che dispone espressamente che:
a) l’anticipazione del TFR maturando viene assoggettata a tassazione ordinaria;
b) pur operando esclusivamente su base volontaria, l’opzione è irrevocabile sino al 2018 (data prevista per il termine di questa “sperimentazione”);
c) può comprendere anche le somme in precedenza versate ai fondi di previdenza complementare;

2) l’art. 44 che – sotto la rubrica (significativa del disinteresse per la materia), “altre misure” – (quasi) raddoppia (dall’11,5 al 20%) la tassazione dei rendimenti dei fondi di previdenza complementare ed integrativa.

Queste norme “espresse” vanno lette insieme a quello che nel DDL non c’è.

Infatti, l’art. 4.6-bis del D. L. 66/14, che aveva già innalzato al 26% la tassazione delle rendite finanziarie dal 1° luglio (ad eccezione dei titoli di Stato) per molteplici soggetti ad eccezione dei Fondi Pensione, aveva espressamente previsto che “In attesa di armonizzare, a decorrere dal 2015, la disciplina di tassazione dei redditi di natura finanziaria” delle Casse di previdenza professionale “con quella relativa alle forme pensionistiche e complementari” riconosceva alle Casse un credito d’imposta pari alla differenza tra l’ammontare delle ritenute e imposte sostitutive applicate nella misura del 26 per cento sui redditi di natura finanziaria relativi al periodo dal 1º luglio al 31 dicembre 2014 e l’ammontare di tali ritenute e imposte sostitutive computate nella misura del 20 per cento.

La combinazione “mortale” di queste norme è, quindi, la seguente:

1) i dipendenti privati (poiché la PA non ha soldi da anticipare) che opteranno per l’anticipazione del TFR in busta paga perderanno (molti) soldi. Infatti:
a) le piccole somme traslate in busta paga sconteranno una tassazione molto più alta (almeno 1/3 in più) rispetto a quella applicata alla liquidazione del TFR alla cessazione del rapporto;
b) questo incremento di redditi potrà incidere sull’ISEE con immediati effetti sul costo dei servizi pubblici (asili, scuole, mense, rette universitarie, ecc.);

2) sempre i dipendenti privati ove siano iscritti a fondi pensione complementari (in specie i più giovani che percepiranno pensioni di primo pilastro interamente computate col sistema contributivo) che riterranno di incassare l’anticipazione invece di alimentare la propria pensione integrativa, oltre a subire il danno economico di cui sopra, vedranno ridotto (solo per tre anni?) il loro montante contributivo complementare e, con esso, evidentemente, il valore della relativa prestazione futura: prestazione che dovrà servire ad integrare pensioni di vecchiaia che avranno mediamente tassi di sostituzione (rapporto tra pensione ed ultima retribuzione) pari a circa il 40%;

3) i fondi pensione – comunque doverosamente vincolati a forme di investimento cautelative – dovranno subire extracosti imponenti in ragione del rilevane incremento della tassazione: extracosti che – con ogni evidenza – si riverbereranno in una riduzione degli importi erogabili a titolo di pensione integrativa o complementare, con ulteriore penalizzazione dei lavoratori dipendenti del settore privato. Il tutto dopo che – per quasi 10 anni – tutti i Governi ed i Parlamenti hanno recitato il mantra della necessità di incentivare l’adesione ai Fondi pensione quale unica possibilità di sopravvivere alla necessità di diminuire l’importo delle pensioni di primo pilastro;

4) infine, a fronte del contentino sulle partite IVA, i liberi professionisti, che si pagano la pensione in via esclusiva con i propri contributi ed i connessi investimenti di tipo cautelativo, dopo anni di iniqua sovratassazione rispetto ai fondi pensione ed un improvviso aumento dell’aliquota dal luglio scorso (mitigato da un farraginoso meccanismo di credito di imposta a termine), si vedranno – l’anno prossimo – “armonizzare il regime fiscale” al rialzo. Invece di avvicinarsi all’11,5% oggi vigente per i Fondi, le Casse verranno infatti accumunate ai Fondi stessi nel furto del futuro previdenziale dei propri iscritti.

Sono curioso di vedere come reagiranno le Casse a questa manovra, dopo che – fino a pochissime ore prima del Consiglio dei Ministri – il Governo ha operato un pressing forsennato per convincerle a investire i loro soldi in un “Fondo per la crescita” volto a sostenere i progetti infrastrutturali del Governo (altrimenti privi di fondi), anche attraverso promesse di mitigazione del carico fiscale…

Attendo vostre gradite riflessioni

Letture: 11869 | Commenti: 4 |
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4 Commenti a “Pensioni, previdenza e TFR: secondo il Governo è meglio (mezzo) uovo oggi che una gallina domani. Ma sarà vero?”

  1. Riccardo Pallotta scrive:
    Scritto il 21-10-2014 alle ore 15:46

    Caro Antonio, quale che sia la valutazione sui provvedimenti del Governo o sulla sua azione politica, la invito a non trascendere nel turpiloquio e ad interloquire esclusivamente sul merito del post e dei provvedimenti commentati.
    Grazie

  2. Donato scrive:
    Scritto il 22-10-2014 alle ore 10:23

    Caro sig. Pallotta, ho attentamente letto la sua analisi, e mi meraviglio del fatto che abbia affermato che l quota TFR in busta sconterà un aumento di tassazione di “…almeno 1/3 in più…”. Devo purtroppo essere in disaccordo, in quanto l’aliquota del 23% (primo scaglione di reddito) si applica per redditi netti di circa 1250 euro mensili, mentre si sconta una tassazione del 27% sul reddito eccedente tale misura…ma non dimentichiamo il fatto che i redditi da lavoro dipendente scontano le detrazioni espressamente previste dal TUIR, grazie alle quali la percentuale di tassazione effettiva è molto più bassa. Il TFR viene oggi tassato scontando una aliquota media del 23% (ovviamente stiamo approssimando), almeno per i redditi che si pongono sino a 2000 euro netti mese. 1/3 di 23 mi sembra faccia 7,6…23+7,6 mi sembra faccia 30,6%…mi spiega allora come un dipendente con 2000 euro di stipendio mensili netti “sconterà” una tassazione superiore di 1/3 rispetto al 23%? Da proiezioni fatte da me (e quindi da prendere con beneficio di inventario…) un lavoratore monoreddito senza carichi di famiglia e senza alcuna detrazione/deduzione (quindi, uno dei pochissimi in Italia che non scarica nemmeno uno scontrino di farmacia, non ha un mutuo o una forma pensionistica integrativa, non ha nemmeno un affitto intestato…) accettando il TFR in busta paga avrebbe un aumento netto di poco più di cento euro mese, e “sconterebbe” in termini di tassazione 112 euro in più rispetto alla tassazione ordinaria del TFR (ossia circa 10 euro mese, ma certamente dovremmo anche considerare lo “sconto” di avere un anticipo su somme che si incasseranno tra 20/30 anni)….Forse sarà uno svantaggio in termini assoluti, ma ritengo che se dobbiamo per obbligo di posizione criticare certi provvedimenti, forse sarebbe il caso di chiedere ai manovali o agli operai che ogni mese pagano le bollette se ritengono sia una cosa positiva avere 100 euro in più oggi e non 110 fra venti anni…E non dimentichiamo che se vengono sommati agli 80 euro, fanno quasi 200 euro in più al mese…Forse sarebbe il caso di scendere da certe cattedre e cominciare a camminare per strada…Certo, le soluzioni potevano essere altre, potevano coinvolgere più soggetti, si potevano prevedere aumenti sulle pensioni sociali o che so io, ma mi sembra che qui in Italia non si aspetta altro che qualcuno decida qualcosa per poterlo mettere sotto tiro.
    Per onore di verità, l’aliquota applicata sul TFR in busta sarebbe secondo i miei calcoli di circa il 29,22%, comunque inferiore al 30,60% da lei indicato…

  3. Riccardo Pallotta scrive:
    Scritto il 22-10-2014 alle ore 14:42

    Caro Donato, grazie innanzitutto per la risposta.
    Quanto al merito della stessa, a quanto pare abbiamo approssimato ambedue (io sulle aliquote di tassazione, lei passando da un reddito di riferimento all’altro e generalizzando la ritenuta rarità di lavoratori monoreddito senza detrazioni, senza dire che sono molti oramai a non potersi permettere mutui).
    Al netto, quindi, delle approssimazioni, mi fa piacere che lei abbia rilevato come la misura comporti uno svantaggio in termini assoluti (e senza considerare l’effetto sull’aumento dell’ISEE).
    Quanto a cattedre o obblighi di critica, sono posizioni che culturalmente non mi appartengono, ma sopratutto mi sorprende che lei prima mi accusi di pontificare per partito preso (parafrasi mia) e poi concluda il suo commento confermando che di ben altre misure ci sarebbe bisogno.
    Infine, mi spiace non aver letto un suo accenno ai deleteri effetti che nascono non tanto (e non solo) dalla annunciata misura sul TFR, ma dal suo “incrocio” con le altre in materia di tassazione previdenziale (che, per inciso, secondo alcuni potrebbe essere parzialmente anticipata al 2014 in spregio allo Statuto dei Contribuenti).
    Ribadisco il mio sincero ringraziamento per l’attenzione comunque dedicata al mio post e la saluto

  4. Donato scrive:
    Scritto il 24-10-2014 alle ore 09:30

    Gentile signor Pallotta, l’accenno alle cattedre non intendeva essere assolutamente un riferimento diretto a lei ed al suo lavoro, ma a certe prese di posizione prefabbricate tenute da altri autorevoli commentatori e interpreti, che spesso non consentono e non si aprono al confronto, come invece lei è solito fare. Ho molta stima, infatti, nei suoi confronti, e nella redazione con la quale collabora, tanto che sono attento lettore del quotidiano on line col quale collabora. Semplicemente, ritengo che forse, pur se in termini assoluti rispetto alla disciplina in corso probabilmente vi è un peggioramento delle condizioni di fruizione del TFR (condizioni comunque da accettare su base volontaria), ed è quello su cui giustamente ha posto l’accento lei, a conti fatti e considerando il reale mercato del lavoro, specie nella mia Sicilia, forse questa misura può dare un aiuto di fatto a quelle classi di precari a termine e di sottopagati, che grazie allo “strombazzamento” degli 80 euro sono riusciti ad averli in tasca e non solo in busta. In altre parole, forse è meglio un uovo oggi che una gallina domani (anche perchè questo TFR è una gallina che viene continuamente negli anni spennata, ma questa è una mia personale opinione…).
    Ribadisco la mia stima e mi spiace se parole gettate di botto possono averle fatto pensare il contrario.

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