12 novembre 2013
Gli evasori non si accontentano più e l’IMU si riaffaccia
In alcuni degli ultimi post avevo manifestato – per usare un eufemismo – alcune “perplessità” in ordine all’eliminazione dell’IMU e, in particolare, ad una delle fonti dalle quali risultava si intendessero trarre le risorse economiche per finanziare l’eliminazione della seconda rata di dicembre: mi riferisco, in particolare, al condono miliardario per i gestori delle slot machines.
Rammento che circa mezzo miliardo di euro teso al finanziamento in questione avrebbe dovuto derivare da uno sconto, pari all’abnorme percentuale dell’80%, sulle somme che – in virtù di una sentenza non definitiva della Corte dei Conti – i gestori avrebbero (il condizionale è, processualmente, d’obbligo) evaso non collegando i terminali di gioco al sistema dell’Amministrazione fiscale (con ciò impendendo l’accertamento della monumentale mole di imponibile incassato).
Nei precedenti interventi, mi ero concentrato, diciamo così, sugli aspetti “etici” e di iniquità, secondo me connaturati: a) all’ennesimo condono in sè; b) alla provenienza degli imponibili sui quali si sarebbe formata l’evasione, ossia i proventi del gioco d’azzardo (ancorchè legale); c) alla scandalosa misura dello “sconto applicato”.
Ebbene, a fronte di queste mie personali “paturnie etiche e moralistiche”, si affaccia ora un elemento che rende la questione, per un verso, contabilmente grave e, per altro verso, tristemente grottesca.
Il 5 novembre, il Ministro dell’economia ha fatto trapelare qualche “preoccupazione” in ordine alla difficoltà di reperire le risorse per l’effettiva abolizione della 2ª rata IMU.
Ma come, vi direte, non era stato già deciso tutto?
E no! Come ognun sà, il diavolo fa le pentole ma non i coperchi.
Nel rendere quelle dichiarazioni, il Ministro aveva un elemento informativo ignoto ai più: il giorno prima era scaduto il termine per l’adesione al condono da parte dei gestori delle slot machines.
E… sorpresa!
Solo parte di loro hanno aderito, versando “solo” 235 milioni di euro, a fronte del circa mezzo miliardo atteso. Mentre altri – i debitori della restante (maggior) parte delle somme che si intendeva mettere a bilancio per la copertura dei minori introiti per la 2ª rata IMU – o hanno deciso che lo sconto era troppo basso o, fuor di battuta, e per essere più seri, sulla base delle proprie, legittime, valutazioni giuridico-aziendali, hanno ritenuto preferibile coltivare il contenzioso e appellare la sentenza di I grado della Corte dei Conti che li aveva condannati, confidando nell’annullamento della sanzione.
In questa sede non mi interessa la vicenda erariale, ma quella afferente la politica fiscale e di bilancio del nostro Paese.
Come può un Ministro dell’Economia (peraltro ex altissimo Dirigente della Banca d’Italia) impegnare il Governo ad azioni di politica fiscale fondate su cifre aleatorie e non definitive?
Di quale “affidabilità internazionale” (il mantra che impedirebbe un cambio di Governo e/o il ricorso a libere elezioni) può godere un Governo che presenta conti tanto illusori e misure fiscali scritte sull’acqua di coperture contabili fittizie ed indimostrabili (oltre che giuridicamente dubbie)?
E, in concreto, la conferma UE dell’esserci fermato – per il 2013 – sulla soglia del burrone del 3% nel rapporto deficit/PIL, tiene conto di questa “chicca”? Che peraltro si aggiunge alla recente notizia circa il flop degli incasi dell’ultimo condono dell’ineffabile Ministro Tremonti di non rimpianta memoria?
Mala tempora currunt e, soprattutto, i nocchieri che ci dovrebbero portare fuori da questa tempesta… sembrano dover rifare gli esami per la patente nautica.