11 ottobre 2013
ICI, IMU, TARES … e un pizzico di IVA: l’approssimazione e l’incertezza di chi ci sta cucinando
Qualche settimana fa, avevo manifestato qualche perplessità sull’abolizione della prima rata IMU sulle prime case e sulle chiacchiere che si stavano facendo in merito alle coperture (allora come ora ancora da trovare ) per finanziare l’abolizione della seconda rata.
Nel frattempo, è aumentata di un punto percentuale l’aliquota IVA ordinaria, abbiamo sforato il tetto del 3% del rapporto debito/PIL e, come al solito senza che sia stato reso pubblico alcun testo (malvezzo ormai imperante nei nostri governi di qualsiasi, stinto, colore), sembra che per rientrare nei parametri UE siano stati decisi ulterori, indefiniti, tagli di spesa lineari e, udite udite, un gioco delle tre carte immobiliare, basato sulla vendita di (non sappiamo quanti e quali) immobili pubblici alla Cassa Depositi e Prestiti, con contabilizzazione degli utili della vendita come attivi, nonostante la CDP sia a tutti gli effetti un soggetto pubblico.
Decisione, quest’ultima, assunta la sera dello stesso giorno in cui il Fondo Monetario Internazionale aveva – giustamente – criticato la nostra abitudine agli artifici contabili: tanto per migliorare il prestigio del nostro Paese … Questo, per sommi capi, è l’antipasto della Legge di Stabilità 2014 che il Governo dovrà approvare entro il 15 ottobre prossimo.
C’è qualcuno, tra i lettori di questo blog, che è in grado di spiegarmi quali chance di autonoma salvezza (leggasi, senza protettorati finanziari perniciosi “grecian style”) può avere un Paese i cui governi hanno la lungimiranza di un malato terminale all’ultimo stadio (lo so, la metafora è macabra ma – freudianamente – è la prima che mi si è affacciata alla mente)?
Chiudendo questo pensiero in punto di diritto, a mio modestissimo parere, la questione non è più tributaria, previdenziale o lavoristica. Abbiamo, infatti, un serissimo problema di legalità costituzionale rappresentato dal fatto che:
1) il potere legislativo è dilaniato ed assente, oltre che privo di qualsiasi rappresentatività in ragione delle modalità con le quali sono stati selezionati i Parlamentari (il porcellum) e, per ciò stesso, inattiva. Nei Paesi anglosasoni, vige il principio “no taxation without representation”. Se fosse applicato in Italia, vista la rappresentatività degli attuali Legislatori, saremmo un paese “tax free”;
2) anche alla luce degli effetti del porcellum, il potere esecutivo, per un verso ha esautorato il Parlamento sfruttandone l’immobilismo e, per altro verso, in ragione della sua composizione, adotta esclusivamente provvedimenti di piccolo cabotaggio disuniti, contraddittori e, spesso, incostituzionali, frutto delle posizioni quantomai divergenti dei suoi componenti;
3) quanto al potere giudiziario: quello ordinario, lasciando da parte gli aspetti penali che qui non mi interessano, non è coinvolto, salvo qualche marginale intervento riequilibratore della Corte di Cassazione in punto di lavoro e previdenza, ma – evidentemente – non ha ruoli in questa tragedia. I Giudici costituzionali, per parte loro, assolvono come possono al loro sempre più arduo compito senza – però – poter incidere se non puntualmente ed in tempi incompatibili con le attuali urgenze, sui problemi. Penso, da ultimo, alla recente sentenza che ha chiarito come la soluzione carceraria non possa essere affrontata con rinvii, ma con interventi fattivi e responsabili del Parlamento (che, a mio avviso, non sono amnistie o indulti, ma un mix di depenalizzazione di reati “di paura”, edilizia carceraria e pene alternative).
Sono pessimista? C’è qualcosa di “giuridicamente inesatto” in queste mie riflessioni? Fatemi sapere.
Scritto il 14-10-2013 alle ore 14:43
oggi la novità’ della riduzione della spesa per la sanita’. Che si vergognino, che guardino le liste di attesa e che la smettano di non vedere che il povero malato, specie se lavoratore autonomo, deve rivolgersi alle strutture private.
Scritto il 14-10-2013 alle ore 16:20
No non c’è nulla di inesatto nelle Sue riflessioni. E’ fin troppo evidente che in linea generale manchi ai nostri legislatori la “competenza” ma in ogni caso mi sembra manchi lo spirito di servizio.
Ho qualche dubbio che un qualsiasi metodo elettorale possa cambiare le cose se a monte non vi è un sistema di reclutamento di persone capaci e se possibile disinteressate.
Lasciamo perdere il governo privo assolutamente di una visione che vada oltre il quotidiano.
Quanto ad Alessandro lo inviterei, prima di prendere cappello, a chiedersi se tutti i soldi, e sono tanti, che vanno a finire nella sanità siano ben spesi. Certo che non vale ridurre i trasferimenti se non si riconsidera l’organizzazione del sistema sanitario nel nostro paese.
Scritto il 15-10-2013 alle ore 11:28
Come diceva il saggio, toccato il fondo si può sempre scavare!
Ove non ne siate a conoscenza comunico che il Governo (!?) ha proposto un emendamento al proprio decreto IMU per ridurre l’importo della somma che i concessionari delle slot machine potranno versare per sanare il contenzioso con la Corte dei Conti per i MILIARDI di euro evasi. La percentuale scende dal 25 al 20%.
Mi limito a segnalare che questo emendamento viene presentato negli stessi giorni in cui si procede all’aumento della tassazione sui BOT e ad una rimodulazione della tassazione sulla casa e sui rifiuti che – per usare un eufemismo – difficilmente porterà ad una diminuzione del carico fiscale.
Mi viene in mente la tesi di una costituzionalista di chiara fama (la prof. Carlassere): afferma che – nel momento in cui si è posto in Costituzione il vincolo del pareggio di bilancio – la qualità della allocazione delle risorse non può più essere “indifferente”. Ossia, posto l’obbligo di pareggio e date le risorse, le leggi di spesa – per essere conformi alla Costituzione – devono operare una gradazione delle priorità di intervento che metta al primo posto le spese finalizzate alla tutela degli interessi costituzionalmente rilevanti, per poi procedere oltre. In concreto, e venendo all’attualità, potrebbe dirsi, a titolo esemplificativo, che – a prescindere dalle “razionalizzazioni” – prima di procedere a tagli lineari della spesa per sanità ed assistenza, si DEVE: 1) non “scontare” sanzioni legittimamente irrogate; 2) rivedere i programmi di spesa non indispensabili come, ad esempio, quelli legati a spese militari di lungo (e dubbio) periodo; 3) in sintesi, fare una “lista della spesa” conforme ai principi inviolabili della Costituzione.
Secondo me….
Scritto il 15-10-2013 alle ore 11:34
il sole 24 ore di oggi (15.10.2013) riporta la diminuzione della percentuali di detrazione di spese mediche, INTERESSI PASSIVI SU MUTUO PRIMA CASA ecc. dal 19% al 17% . Ora: punto primo: vengono cambiate le carte in tavola a chi ha stipulato un mutuo prima casa e non e’ giusto! punto secondo: gia’ le banche concedono mutui con difficolta’… e’ cosi’ che si cerca di combattere la crisi e far aumentare le vendite immobiliari? ma queste cose in tv non le dicono, sono scritte in piccolo sul un quotidiano economico. Proprio ‘ ladri ‘ come e’ stato detto alla Camnera. Ladri e basta
Scritto il 18-10-2013 alle ore 14:51
Io sogno …
Sogno la riduzione delle spese, una tassazione realistica ed equa!
Forse sarò “semplicitto” ma per me la soluzione è semplice e diretta. Apporterebbe riduzioni di spesa su larga scala, sarebbe semplice e immediata ed equa.
In un solo colpo di spugna elimineri una sarie di imposte e tasse e spostereri il loro “peso” sui redditi.
Da persona che è a stretto contatto con i tributi comunali, mi sono costruito una spiegazione che sono le tasse/imposte più inique e irrazionali.
Vorrei che ci fossero solo imposte sui redditi e tasse sui servizi effettivamete resi dallo “Stato”.
1° esempio TARSU/TIA/TARES/Ecc. cambia nome ma non cambia l’irragionevolezza con la quale è calcolata. Io vivo in un paese che c’è la raccolta porta a porta, Pago in base al conferimento, se è zero ce n’è uno minimo,ma anche in base ai mq, il paese vicino in base ai mq e alle persone, delle due nessuna centra l’obiettivo.
Fatto saldo il costo complessivo per lo smaltimento dei rifiuti lo stesso dovrà essere diviso da chi ne usufruisce effettivamente e non in base ad un calcolo teorico e statico.
Sarà mai possibile che paga di più una persona sola che vive in una casa grande che 10 persone in un mini appartamento? E’ illogico ma è così! E se quella persona fosse così brava da riciclare tutto paga lo stesso una quota fissa!
E l’errore lo stanno rifacendo, perchè non hanno il coraggio di affrontare la realta! La realta che attualmente il servizio di asporto è sostenuto per la maggior parte dalle ditte, proprio quelle che del servizio non usufruiscono.
Altro esempio, una ditta con uffici, magazzini e depositi vari paga 70.000€ l’anno, stà facendo una battaglia (e le auguro di vincere) din non pagare la più la TARES perchè con un servizio privato, in aggiunta a quello dello smaltimento dei rifiuti speciali, pagherebbe molto meno. Si parla di un risparmi di circa 50.000€.
2° esempio l’ICI o l’IMU perche non viene abolita? La mia richiesta non è di pagare meno ma che la stessa richiesta venga spostata sui redditi. Attualmete nella dichiarazione dei redditi i fabbricati non fanno patrimonio tassabile. Spostando in quella sede la tassazione, magari applicando un’aliquota o un valore specifico, si potrebbe eliminare tutto un mondo fatto di norme, carta, personale, ricorsi, aziende di servizi che gravitano attorno. e questo lo si potrbbe fare per decine di altre tasse (tosap, imposta sulla pubblicità, ecc.)
La semplicità alla base di questo ragionamento ha il fine di eliminare tutta una serie di sistemi di prelievi fiscali quando basterebbe, quando serve, alzare un’aliquota o togliere una detrazione e non invetarsi una nuova tassa, con una nuova norma, un nuovo regolamento, nuove persone che la istituiscono, la seguono, la verificano ecc.
Troppo razionale e drastico?
Sogno …
Scritto il 21-10-2013 alle ore 12:12
Caro Renato passare dai sogni alla realtà è un bel salto! Tanti sognano la riduzione della spesa ma poi chi la realizza e soprattutto come la realizza? Diventa tutto difficile perchè chi è a capo del sistema (o meglio dei vari sistemi: ministeri, sanità, previdenza ecc.) è sostanzialmente convinto (in buona o cattiva fede) che non sia pensabile una diversa organizzazione della struttura. E così la spesa rimane sostanzialmente ferma a meno dei cosiddetti tagli lineari che comportano di norma una riduzione dei servizi offerti proprio per ribadire il concetto che se mi riduci la capacità di spesa non posso darti quello che chiedi.
Questo ragionamento mi porta a rivalutare quella tendenza già iniziata di trasferire un potere impositivo ai Comuni e Regioni perchè sugli stessi il cittadino può effettuare un maggiore controllo. A mio avviso quindi meglio sia l’ente locale a tassare, anche sul reddito, piuttosto che lo Stato.