20 marzo 2013
L’Enpam “fa cassa” sulle dimenticanze dei meno abbienti
La Corte di Cassazione (sent. 6509/13) ha sconfessato l’operato dell’Enpam che – con una maliziosa lettura di una legge dello Stato – erogava l’integrazione delle sue pensioni alla “minima inps” solamente a chi ne facesse domanda e, per giunta solo a decorrere dalla domanda stessa.
La lettura della sentenza secondo me è un utile esercizio per chi voglia comprendere come NON gestire un’attivitá previdenziale e, peraltro, come non impostare un contenzioso.
A mio parere, la specificitá e l’autonomia della previdenza professionale hanno un senso ed una ragione di esistere solo se – ed in quanto – si differenzino, in meglio, nell’approccio solidaristico alla previdenza. Altrimenti, molto meglio sarebbe operare sostanziosi risparmi gestionali attraverso la unificazione della intera previdenza nazionale sotto una sola entitá gestionale.
Scritto il 22-3-2013 alle ore 10:31
Potrei anche condividere l’implicito biasimo per la gestione ENPAM : purtroppo lo scrivente sembra proporre di far confluire l’ENPAM nella gestione INPS : solito metodo italico per fingere di curare un male con un malanno peggiore !
Considerate le ottime prove fornite dallo stato grassatore nella gestione del denaro del contribuente un novello Tafazzi propone di donargliene ancora !!
Scritto il 22-3-2013 alle ore 12:33
In realtá, la tesi che sostengo è l’opposta. Tuttavia il fatto che una gestione previdenziale di categoria autonoma assicuri maggior condivisione tra gli iscritti e migliori performance non può essere un dogma né un risultato intangibile. Deve invece essere il risultato di atti, fatti e comportamenti gestionali che non solo siano “idonei al fine” ma non forniscano – come nel caso illustrato nel post – facili argomenti ai troppi, interessati detrattori della previdenza professionale: platea della quale, personalmente, non faccio assolutamente parte